Sviluppo dell’internazionalizzazione e diversificazione della clientela estera sono le sfide che catalizzano l’attenzione – e le strategie commerciali – per quest’anno e per i prossimi, della Roboplast di Vignolo (Cuneo),
azienda specializzata nella produzione di imballaggi termoformati e bobine di film per cinque settori specifici: alimentare confezionato e fresco, farmaceutica, cosmesi e meccanica di precisione. A completamento dell’integrazione di filiera, è stata sviluppata la divisione di costruzione degli stampi di termoformatura, specializzata nello studio e progettazione dei nuovi imballaggi, e che realizza in tempi rapidi la fase di prototipazione e quella di industrializzazione dei nuovi prodotti.
I due obiettivi 0ggi decisivi per il futuro di Roboplast – la crescita all’estero e l’incremento de portafoglio-clienti – passano saldamente per il “progetto Polonia” avviato nel maggio del 2013 con l’apertura di uno stabilimento a Radom (Varsavia),
prima grande scommessa internazionale per l’impresa cuneese fondata nel 1976 dalla famiglia Oderda – i coniugi Carlo e Rosetta – e ancora oggi guidata da esponenti della famiglia, le figlie Cristina e Paola oltre al marito della prima, Paolo Clot (nella foto).
Oggi Roboplast occupa un posto di rilievo nel suo settore in Italia con un faturato tra Italia ed estero che da tre anni naviga stabilmente intorno ai 28 milioni e con vendite tra Italia e Paesi esteri divise equamente per il 50 per cento dei ricavi complessivi. La “fotografia” di Roboplast si completa con i suoi cento dipendenti, 25 dei quali impiegati nello stabilimento di Radom, vicino a Varsavia.
Fino al 2000 la maggior parte degli ordini proveniva dalla Ferrero di Alba, come accadeva per molte altre aziende ad essa legate; oggi questo valore si è sensibilmente ridotto, segno che l’azienda di Vignolo ha saputo ampliare in questi anni la clientela nel segno della diversificazione del portafoglio-ordini. Le forniture di imballaggi per i prodotti della Ferrero hanno portato l’impresa in Paesi europei di grande importanza, dalla Germania alla Francia, dal Belgio alla Spagna, sino ad arrivare alla Polonia, area dove Roboplast ha trovato l’occasione per la prima grande svolta della sua storia. “Sono questi, oggi, in Europa, i nostri mercati di riferimento – sottolinea Paolo Clot, il titolare di Roboplast che si occupa del commerciale e dell’estero – mercati che abbiamo conquistato con poche strategie specifiche ma con la forza di prezzi giusti, elevata qualita’ e attenzione maniacale alle esigenze dei clienti. Non abbiamo lasciato nulla di intentato anche in Paesi extraeuropei, come le forniture che garantiamo con container che viaggiano verso il Canada, gli Usa, il Messico e i Paesi Arabi. Queste mete sono ancora minoritarie nel nostro fatturato, rappresentano circa il 5 per cento, ma rimangono obiettivi che sono pienamente nei nostri programmi. Tuttavia e’ il progetto Polonia ad aver impresso maggiormente un cambio di strategie e di mentalità.
A Radom – sottolinea Clot – realizziamo ogni il 25 per cento dei nostri prodotti e la Polonia è gia’ e sara’ sempre di piu’ la nostra testa di ponte per intensificare l’internazionalizzazione. Proprio puntando sulla presenza sul territorio polacco e sull’espansione dell’offerta all’industria di quel mercato, la nostra azienda va alla ricerca di nuovi clienti in Europa, specialmente nell’Est del vecchio continente, nella Germania orientale, nella Repubblica Ceca, nei Paesi Baltici”.
Lo stabilimento polacco ha spinto la Roboplast a una profonda riorganizzazione aziendale. “Andare a produrre all’estero – osserva Clot – ha prodotto un grande ripensamento al nostro interno e ha spinto la famiglia che guida l’azienda a cominciare un discorso di delega di funzioni a figure manageriali esterne.
Stiamo infatti nominando un amministratore delegato per lo stabilimento polacco che segnerà probabilmente il passaggio anche in Roboplast Italia da una gestione totalmente familiare a una di tipo manageriale. Abbiamo capito che tenere tutto sotto i nostri occhi potrebbe rappresentare un collo di bottiglia per l’azienda e non una prospettiva di crescita. Bisogna affidarsi al contributo di figure esterne pur attivando forme di controllo gestionale, ma devo dire che questa scelta di “dare le chiavi di casa” ad altri è una sfida che ci sta appassionando”.
Sono appena passati 40 anni da quando Carlo e Rosetta Oderda hanno cominciato a produrre cestelli per le fragole e circa 30 da quando, per un’occasione del tutto fortuita, sono entrati nell’orbita di Ferrero. “Quante volte abbiamo ricordato con mio suocero quel Natale e quel Capodanno in cui ricevettero il primo ordine da Ferrero”, ricorda Clot: “Oggi siamo arrivati forse a uno snodo altrettanto importante”.